“Fiscal cliff”, alla lettera “dirupo fiscale”, è l’espressione coniata dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke per indicare il baratro di fronte al quale si verrebbe a trovare l’economia USA se il 1° gennaio del 2013 dovessero entrare in vigore contemporaneamente gli aumenti delle tasse e i tagli alla spesa pubblica, in mancanza di un accordo tra repubblicani e democratici sulla riduzione del deficit federale. Un argomento che nessuno dei due candidati alla presidenza ha approfondito durante la campagna in vista delle elezioni del 6 novembre. L’argomento viene discusso in questo articolo apparso su moneynews.com che inizia riportando la recente dichiarazione di Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan Chase: “Farò tutte le pressioni necessarie perché si arrivi il più presto possibile a un accordo bipartisan“.
Se la Tobin Tax entrasse in vigore il 1°gennaio 2013 in Italia, il suo impatto potrebbe essere devastante: riduzione del 30% delle compravendite azionarie e ulteriore riduzione dell’80% per i prodotti derivati. Questo è quanto comunicato nella Relazione Tecnica del disegno di legge sulla stabilità redatta dal governo italiano e diffusa pochi giorni fa dalla stampa. Il ministro dell’economia Vittorio Grilli, in un ripensamento successivo, ha aggiustato il tiro affermando che il governo è ancora aperto a proposte di modifica. L’argomento viene affrontato in questo articolo apparso su milanofinanza.it Ma siamo sicuri che la Tobin tax avrebbe un effetto anche sugli operatori che fanno uso del trading ad alta frequenza? Senza parlare dei danni alle imprese italiane che fanno impiego dei derivati sui cambi come sistema di protezione dal fattore valuta.
Nel 25esimo anniversario del grande crollo di Wall Street, il celebre lunedì nero del 19 ottobre 1987, sono molti gli articoli di approfondimento apparsi online. Molto utile questo intervento di Barry Ritholtz apparso su economonitor.com che contiene link a documenti video, libri, e analisi sull’argomento scaricabili anche in formato PDF. Un’altra analisi molto interessante è quella pubblicata da businessinsider.com Dalla crisi dei tulipani nell’Olanda del Seicento alla bolla delle “dot com” negli anni Novanta le bolle finanziarie si ripetono con schemi sempre diversi ma con tratti ricorrenti che mettono in evidenza il lato più inquietante, e affascinante al tempo stesso, dei mercati finanziari: la loro instabilità strutturale, volendo usare un ossimoro. Su quest’ultimo tema consigliamo la lettura dell’articolo a quattro mani di Fabrizio Lillo e Stefano Marmi apparso sul sole24ore di venerdì 19.
Anche se il suo mandato come Presidente della Federal Reserve scadrà il 31 gennaio del 2014, qualcuno sta già facendo il “conto alla rovescia” per Ben “Helycopter” Bernanke, mentre oltreoceano infuria il dibattito sull’efficacia, e soprattutto sull’opportunità, del terzo round di “quantative easing”, la politica di stimolo monetario che i detrattori paragonano alla creazione di denaro ottenuta attraverso la stampa di cartamoneta come è tipico degli imperi al tramonto. Il punto della situazione lo fa questo articolo apparso su marketwatch.com corredato di una serie di link a interventi pro e contro la politica monetaria della Fed. Greg Robb, che firma l’articolo, è convinto del fatto che Bernanke non sarà rieletto, indipendentemente da chi sarà il prossimo Presidente degli USA. Da parte sua Romney ha più volte manifestato la sua ostilità nel confronti di Bernanke, fatto piuttosto strano per un candidato targato Wall Street.