Archivio per la categoria ‘Rassegna stampa sul web’

Quando finirà l’orgia della liquidità e il rally dei mercati finanziari comincerà ad avere il fiato corto sarà l’inferno, sentenzia il leggendario gestore di fondi Stan Druckenmiller. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è Warren Buffett, il quale ritiene che molti gestori venderanno le proprie partecipazioni nel momento in cui si fermerà il pompaggio di moneta nell’economia da parte della Federal Reserve. “Sarà un giorno molto interessante” quando questo accadrà, ha aggiunto.
I dettagli su marketwatch.com e su yahoo finanza.

Nel frattempo il grafico mostra che finora il perdente è il safe haven per eccellenza: l’oro
(per i dettagli vai su businessinsider.com)

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Stampare cartamoneta senza limiti, come stanno facendo le banche centrali degli USA e del Giappone, significa ignorare quello che sta succedendo nel mondo. Jim Rogers, investitore internazionale e chairman of Rogers Holdings, definisce “scandaloso” il creazionismo della Federal Reserve. Il suo intervento è riportato in questo articolo apparso su moneynews.com e pone un triplice ordine di problemi. Fisiologico: quanta immissione di liquidità può tollerare il sistema finanziario prima di iniziare a collassare? Epistemologico: è vero valore quello che nasce da un flusso di liquidità allo stato puro anziché dalla produzione di beni attraverso il lavoro vivo? Se lo chiedeva anche Gordon Gekko nella celebre lezione di Wall Street 2. Il terzo livello del problema è etico-politico: è ovvio che senza la rendita di posizione che fa del dollaro la valuta di riferimento internazionale gli USA non potrebbero sopravvivere col livello di debito interno e internazionale che continua a distinguerli, nonostante si dica che è iniziata l’era del deleverage. La stampante marcia, Wall Street esulta, e il resto del mondo subisce.

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Con l’indice S&P 500 vicino ai massimi del 2007, gli analisti di Bank of America iniziano a parlare di “grande rotazione”, una massiccia fuga di capitali dal mondo delle obbligazioni e dei cosiddetti porti sicuri all’azionario. Gli ultimi dati macro arrivati dagli USA sembrano suggerire un’accelerazione imprevista dell’economia reale che dovrebbe sostenere ulteriormente i corsi. Basti vedere l’andamento della giornata odierna: dopo un avvio di seduta in rosso il market mover numero uno e’ stato il dato sull’occupazione. Negli USA le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione sono scese a 330.000 unita’, in calo di 5.000, contro un consensus di 360 mila. Nella speranza che i falchi della Federal Reserve non spengano bruscamente la stampante di Bernanke. Il prossimo Fomc è imminente (28 – 29 gennaio).
Tutti i dettagli in questo articolo di Matthew Boesler apparso su businessinsider.com

Interessante articolo apparso su Icebergfinanza: GS scommette sull’Italia:

Crediamo che l’Italia possa diventare una sorpresa positiva nel 2013, specie considerando il basso livello da cui parte e le opinioni negative che la circondano». Firmato Jim O’ Neill, che per i non addetti ai lavori è il «guru» degli investimenti del colosso bancario americano Goldman Sachs.

Messe da parte le presidenziali del 6 novembre che hanno visto la conferma di Barack Obama alla Casa Bianca, gli investitori in questi giorni sono concentrati su due temi: “fiscal cliff” e situazione economica globale.
In vetta alle preoccupazioni rimane il cosiddetto “baratro fiscale”, secondo la pittoresca espressione coniata dal Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, ossia il rischio che negli USA, dal 1° gennaio 2013, entrino contemporaneamente in vigore una serie di tagli automatici alla spesa pubblicala associati alla fine degli sgravi fiscali introdotti a suo tempo dall’amministrazione Bush, per un ammontare complessivo di 600 miliardi di dollari, secondo le stime quasi unanimi degli analisti. Uno scenario che porterebbe gli USA alla recessione con un effetto domino devastante a livello globale. Il problema principale consiste nel fatto che per evitare che la Corporate America precipiti nel baratro è necessario un accordo tempestivo tra i Democratici e i Repubblicani. Ma un accordo reale, non una misura tampone per prendere tempo e rinviare il problema.
Per quanto riguarda l’economia, il mercato immobiliare USA ultimamente ha dato segni di ripresa e la Federal Reserve ha confermato la sua politica ultra-espansiva culminata nel terzo round di quantitative easing che lo stampatore di cartamoneta Bernanke, che stasera terrà una conferenza stampa ad Atlanta, ha varato con il sostegno quasi unanime del comitato di politica monetaria della Fed. Ora, per quanto concerne l’equity USA, i gestori sono dell’idea che ormai Wall Street sia tra le più care. Molti di loro cominciano a guardare all’Europa, e alcuni sostengono che seppure in un ambiente dominato dalla volatilità, anche per le incertezze legate alla situazione debitoria della Grecia, le piazze finanziarie europee saliranno per circa il 6 o il 7% nel primo trimestre del 2013.
L’area asiatica rimane comunque una delle preferite, con il 61% dei gestori intervistati da Morningstar che prevede un apprezzamento difficile da quantificare. Il peggio per la Cina, si dice, ormai è alle spalle. Il XVIII Congresso del partito comunista cinese, che ha rinnovato i vertici, ha posto come obiettivo per il prossimo decennio il raddoppio del Prodotto interno lordo, con aumento dei salari reali e dei consumi interni. E anche se ci vorranno delle conferme dai dati macro dei prossimi mesi, per fugare definitivamente lo spettro di un “atterraggio duro” (hard landing), i gestori nel frattempo stanno riposizionando i loro portafogli. Come dire: i ribassi di questi giorni non derivano dall’orso, piuttosto è il toro che sta traslocando. E sarebbe un bel paradosso se il rilancio del capitalismo partisse dalla ferrea determinazione dei funzionari del maggiore partito comunista del mondo.

Poco fa sono state pubblicate le minute della Fed.
Ecco chi è d’accordo con lo stampatore di cartamoneta, all’interno della Banca centrale USA. Un report completo su businessinsider.com

Per chi fosse interessato a leggere direttamente il documento, questo è il link al file pdf che contiene il testo integrale delle minute del Fomc. Pare che il piano di acquisti di asset potrebbe essere incrementato ulteriormente per il 2013.

Un articolo molto interessante apparso su businessinsider.com traccia un quadro dell’andamento dell’economia USA sotto i diversi presidenti che si sono avvicendati a partire dal 1900. Il grafico più impressionante è quello del debito federale, qui sopra riportato.
(How The Markets And The Economy Performed For Every President Since 1900)

“Fiscal cliff”, alla lettera “dirupo fiscale”, è l’espressione coniata dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke per indicare il baratro di fronte al quale si verrebbe a trovare l’economia USA se il 1° gennaio del 2013 dovessero entrare in vigore contemporaneamente gli aumenti delle tasse e i tagli alla spesa pubblica, in mancanza di un accordo tra repubblicani e democratici sulla riduzione del deficit federale. Un argomento che nessuno dei due candidati alla presidenza ha approfondito durante la campagna in vista delle elezioni del 6 novembre. L’argomento viene discusso in questo articolo apparso su moneynews.com che inizia riportando la recente dichiarazione di Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan Chase: “Farò tutte le pressioni necessarie perché si arrivi il più presto possibile a un accordo bipartisan“.

Se la Tobin Tax entrasse in vigore il 1°gennaio 2013 in Italia, il suo impatto potrebbe essere devastante: riduzione del 30% delle compravendite azionarie e ulteriore riduzione dell’80% per i prodotti derivati. Questo è quanto comunicato nella Relazione Tecnica del disegno di legge sulla stabilità redatta dal governo italiano e diffusa pochi giorni fa dalla stampa. Il ministro dell’economia Vittorio Grilli, in un ripensamento successivo, ha aggiustato il tiro affermando che il governo è ancora aperto a proposte di modifica. L’argomento viene affrontato in questo articolo apparso su milanofinanza.it Ma siamo sicuri che la Tobin tax avrebbe un effetto anche sugli operatori che fanno uso del trading ad alta frequenza? Senza parlare dei danni alle imprese italiane che fanno impiego dei derivati sui cambi come sistema di protezione dal fattore valuta.

Nel 25esimo anniversario del grande crollo di Wall Street, il celebre lunedì nero del 19 ottobre 1987, sono molti gli articoli di approfondimento apparsi online. Molto utile questo intervento di Barry Ritholtz apparso su economonitor.com che contiene link a documenti video, libri, e analisi sull’argomento scaricabili anche in formato PDF. Un’altra analisi molto interessante è quella pubblicata da businessinsider.com Dalla crisi dei tulipani nell’Olanda del Seicento alla bolla delle “dot com” negli anni Novanta le bolle finanziarie si ripetono con schemi sempre diversi ma con tratti ricorrenti che mettono in evidenza il lato più inquietante, e affascinante al tempo stesso, dei mercati finanziari: la loro instabilità strutturale, volendo usare un ossimoro. Su quest’ultimo tema consigliamo la lettura dell’articolo a quattro mani di Fabrizio Lillo e Stefano Marmi apparso sul sole24ore di venerdì 19.

Anche se il suo mandato come Presidente della Federal Reserve scadrà il 31 gennaio del 2014, qualcuno sta già facendo il “conto alla rovescia” per Ben “Helycopter” Bernanke, mentre oltreoceano infuria il dibattito sull’efficacia, e soprattutto sull’opportunità, del terzo round di “quantative easing”, la politica di stimolo monetario che i detrattori paragonano alla creazione di denaro ottenuta attraverso la stampa di cartamoneta come è tipico degli imperi al tramonto. Il punto della situazione lo fa questo articolo apparso su marketwatch.com corredato di una serie di link a interventi pro e contro la politica monetaria della Fed. Greg Robb, che firma l’articolo, è convinto del fatto che Bernanke non sarà rieletto, indipendentemente da chi sarà il prossimo Presidente degli USA. Da parte sua Romney ha più volte manifestato la sua ostilità nel confronti di Bernanke, fatto piuttosto strano per un candidato targato Wall Street.

Nel suo recente intervento dinanzi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente Barack Obama ha affermato di voler bloccare il progetto di riarmo atomico di Teheran, aggiungendo che nonostante vi sia ancora spazio per una soluzione diplomatica non è esclusa l’opzione militare. E in ogni caso «il tempo non è illimitato». Alle dichiarazioni di Obama ha fatto seguito lo show del premier israeliano Benyamin Netanyahu che con un pennarello ha tracciato una linea rossa sul disegno di una bomba esibendola dinanzi alle telecamere di tutto il mondo, come a dire che la misura è ormai colma. Nel frattempo si intensificano le esercitazioni della marina militare USA nello stretto di Hormuzd (immagine di copertina) uno snodo cruciale del traffico internazionale per le petroliere che transitano nel Golfo Persico. Un’interruzione delle forniture, o lo scoppio di un conflitto locale in quell’area, avrebbe un impatto devastante. Difficile credere che al di là dei continui bluff ci sia qualcuno realmente intenzionato a bloccare lo stretto. Un eccellente report della situazione lo si può trovare in questo articolo di Robert Johnson apparso su businessinsider.com

Tra gli analisti continua a imperversare la discussione sull’opportunità e l’efficacia della recente manovra di stimolo adottata dalla Federal Reserve, dopo il varo del terzo round di “quantitative easing” che ha dato il via all’acquisto illimitato di obbligazioni garantite da mutui ipotecari a un ritmo di 40 miliardi di dollari al mese. Nella settimana appena conclusa il presidente della Fed di Filadelfia, Charles Plosser, membro senza diritto di voto nel comitato monetario della Fed, aveva messo in dubbio l’efficacia del QE3 per rilanciare l’economia e creare occupazione, aggiungendo che questa ennesima immissione di liquidità nel sistema avrebbe aumentato i rischi di inflazione finendo con lo screditare l’immagine della banca centrale Usa. Le dichiarazioni di Plosser hanno contribuito a gelare l’ottimismo che aveva contagiato gli investitori all’indomani del 13 settembre, il giorno in cui Bernanke ha comunicato il definitivo via libera all’operazione. Per un approfondimento su questi argomenti segnaliamo tre articoli: l’eccellente “tutorial” sul QE a firma di Ed Dolan apparso su economonitor.com, affiancato dall’analisi di Sue Chang pubblicate da marketwatch.com e infine questo articolo di Matthew Boesler su businessinsider.com che contiene una sorprendente previsione di Morgan Stanley, risalente a pochi giorni fa: prima della fine dell’anno potremmo assistere al varo di un quarto round di quantitative easing.

Siamo all’inizio della fase tre della crisi dell’Eurozona? E’ il tema affrontato dall’economista J. Bradford DeLong in un intervento apparso su projectsyndacate. Se le prime due fasi sono state dominate dalla crisi del sistema bancario e dal successivo contagio nel settore pubblico, le terza fase si distingue per il crescente dislivello tra le due anime dell’Eurozona, i paesi “core” – sedicenti virtuosi – e i paesi “periferici”, condannati a una condizione punitiva di austerità imposta dai primi con una politica tanto miope quanto autolesionista. L’articolo è dominato da un’evidente fiducia per l’interventismo di “Supermario” (Draghi) il quale, dopo aver messo all’angolo i falchi della Bundesbank, sembra aver evitato il peggio riconfigurando di fatto lo statuto della Bce come quello di un prestatore di ultima istanza, nonostante l’anomalia di una moneta senza Stato, o meglio di una moneta comune a più Stati con politiche fiscali differenti. L’intervento che segnaliamo mette sul tavolo una serie di problemi che sono già all’ordine del giorno in Eurolandia.

C’è ancora margine di intervento per la Fed in vista di un’ulteriore manovra di allentamento che permetta alla ripresa statunitense di consolidarsi, ha affermato giorni fa il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, il quale ha anche risposto a una serie di 22 quesiti postigli dal deputato repubblicano Darrell Issa, presidente della commissione supervisione del Congresso contrario alla politica monetaria della Banca centrale. La risposta di Bernanke, apparsa sulle colonne del Wall Street Jurnal, è stata pubblicata integralmente da businessinsider.com sotto forma di slide Ora l’attenzione degli investitori si sposta sul discorso che Bernanke terrà il 31 agosto a Jackson Hole, nel Wyoming, dove ogni anno la Fed organizza un incontro fra i principali banchieri centrali di tutto il mondo. Su questo tema il sito marketwatch.com offre questa eccellente pagina di approfondimento che si arricchisce di aggiornamenti frequenti e contributi di analisi sempre nuovi. Sugli effetti del QE III in rapporto al rally delle commodities suggeriamo la lettura di questo post apparso su zerohedge.com (da cui abbiamo preso l’immagine)

L’evento atteso per il 2013 che genera maggiore incertezza sui mercati e sull’economia reale, è il cosiddetto “fiscal cliff”, alla lettera la “rupe fiscale”, o meglio il burrone scavato dalla combinazione di sgravi fiscali in scadenza a gennaio del prossimo anno e tagli automatici alla spesa pubblica USA, una mannaia che potrebbe essere decisiva nel timing dell’eventuale prossimo quantitative easing. Per un approfondimento su questo tema rimandiamo al lavoro di James Picerno apparso su economonitor.com e originariamente pubblicato su The Capital Spectator.

Inizia la stagione delle tempeste tropicali nel Golfo del Messico, un’area ad alta densità di piattaforme petrolifere che sono costrette a interrompere le attività di estrazione al sopraggiungere dei fortunali più intensi. Chi investe sul greggio o sui titoli legati all’andamento dell’oro nero tiene gli occhi puntati sul bollettino meteorologico proveniente da oltreoceano. Ecco un aggiornamento della situazione in questo pezzo pubblicato da marketwatch.com che contiene un report sulla tempesta tropicale “Isaac”.

Sam Ro ripropone il discorso sulla crisi dell’euro che il finanziere quantistico George Soros ha tenuto al festival dell’economia di Trento qualche mese fa, incorporando il video in questa pagina di businessinsider.com a sua volta linkata al testo integrale dell’intervento. Partendo come sempre dal principio dell’autoriflessività dei mercati, che costituisce la chiave di volta della sua lettura dei mercati finanziari, Soros si interroga sulla possibilità di una tempesta perfetta che prenda il via dalla dissoluzione della moneta unica. I maligni sostengono che si tratti di una minaccia, piuttosto che di un’analisi scientifica.