I NUMERI DELLA CHIUSURA
Le borse europee chiudono in rosso una giornata nervosa e volatile, con gli investitori preoccupati per il protrarsi della crisi spagnola e per i timori di un rallentamento della crescita globale, aumentati dopo il taglio delle stime da parte del Fondo Monetario Internazionale. Hanno deluso anche le trimestrali diffuse da Jp Morgan e Wells Fargo arrivate nel pomeriggio dagli USA. Maglia nera a Madrid, dove l’indice Ibex cede l’1,06% a 7.652,4 punti. Il Dax di Francoforte perde lo 0,68% a 7.232,49 punti, il Cac 40 di Parigi arretra dello 0,72% a 3.389,08 punti, l’indice Ftse 100 di Londra lascia sul terreno lo 0,62% a 5.793,32 punti, mentre a Piazza Affari l’indice Ftse Mib segna -0,78% a 15.511,94 punti. L’All share perde lo 0,72% e chiude a 16.407 punti. Sul mercato obbligazionario lo spread Btp/bund si assesta a 344 punti base, in rialzo di un punto percentuale. Il petrolio wti cala ancora di mezzo punto percentuale e si porta a 91,5 dollari il barile, l’oro scende a 1.762 dollari l’oncia (-0,5%) smentendo le previsioni di quanti lo vedevano alle stelle dopo l’avvio del QE3 da parte della banca centrale USA. Si indebolisce anche l’euro, che scende poco sopra quota 1,29 sul dollaro.
SPAGNA E GRECIA (E TOBIN TAX?) AZZERANO L’EFFETTO MACRO
Mentre gli analisti si concentrano sui numeri di Grecia e Spagna, sullo sfondo rimane lo spettro della Tobin Tax, la cosiddetta tassa contro gli “speculatori” ideata nel 1972 dall’economista James Tobin, che è stato anche professore di Mario Monti a Yale oltre che premio nobel. Stando a quanto riportato dall’Ecofin di martedì la Tobin tax sarebbe pronta per entrare in vigore, già a partire dal 2013. E’ stato Algirdas Semeta, commissario Ue, ad annunciare il via libera di Italia, Spagna e Slovacchia che si aggiungerà al parere positivo già espresso da 8 governi (Francia, Germania, Austria, Portogallo, Slovenia, Belgio, Grecia ed Estonia). Il totale dei Paesi a favore della tassa sulle transazioni finanziarie sale, quindi, a quota 11, il numero sufficiente per avviare l’iter di approvazione del provvedimento tramite la cooperazione rafforzata. I timori degli investitori, nell’immediato, sono ancora focalizzati sui problemi di Spagna e Grecia. Ieri l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha tagliato il giudizio sul debito di Madrid, mentre il numero uno del Fmi, Christine Lagarde, ha affermato che è necessario concedere ad Atene due anni in più per centrare gli obiettivi di deficit di bilancio. Come dichiarato dal cancelliere tedesco Angela Merkel, i leader europei attendono il rapporto della Troika per procedere con la nuova tranche di aiuti. Nel pomeriggio di oggi non c’è stato verso di raddrizzare la situazione, nonostante i dati macro confortanti arrivati da oltreoceano: la fiducia dei consumatori statunitensi di settembre, calcolata dall’Università del Michigan, ha raggiunto 83,1 punti superando le attese ferme a 78 punti. Si tratta del livello più alto registrato dal settembre 2007. Nel frattempo oggi sono arrivati i dati del trimestre di due colossi bancari USA. JP Morgan: l’utile per azione si attesta a 1,4 dollari, sopra gli 1,2 dollari previsti dagli analisti. Il risultato netto è stato pari a 5,7 miliardi di dollari, ricavi a 25,9 miliardi. Wells Fargo: l’utile netto è salito a 4,94 miliardi di dollari da 4,06 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno precedente, meglio del previsto. I ricavi sono saliti dell’8% a 21,2 miliardi di dollari. Secondo Bloomberg il mercato non ha gradito la contrazione del margine di interesse.
I NUMERI DI PIAZZA AFFARI
Maglia rosa del listino principale, oggi è STM che chiude la seduta con un balzo del 6,50% a 4,686 euro. A incendiare il titolo, che in intraday è arrivato a guadagnare persino il 14%, sono state le indiscrezioni riportate da Bloomberg, secondo cui la società avrebbe intenzione di attuare una divisione delle business unit per arrivare alla vendita del business dei semiconduttori per i telefoni cellulari. La società ha però smentita l’esistenza di iniziative che potrebbero compromettere l’unità della compagnia. Sull’estremo opposto oggi Saipem ha messo a segno uno scivolone del 5,36% chiudendo a 35,21 euro, a causa del downgrade di Nomura su cui abbiamo scritto nel report precedente. Debole Eni (-0,80% a 17,32 euro) nonostante i buoni giudizi degli analisti all’indomani del seminario upstream. Fiat ha lasciato sul parterre l’1,96% a 4,298 euro ma, secondo quanto riportato da Bloomberg, avrebbe trovato un accordo per la costruzione di uno stabilimento in Russia. In rosso anche la holding della galassia Agnelli Exor, che cede il 2,4& e chiude a 20,3 euro. Vendite consistenti sui titoli bancari: Popolare di Milano il 2,07% a 0,426 euro, Unicredit l’1,43% a 3,452 euro, Banco Popolare lo 0,40% a 1,236 euro, MontePaschi lo 0,79% a 0,225 euro, Intesa SanPaolo lo 0,63% a 1,27 euro. Mediaset ha guadagnato il 2,35%. La speculazione sul titolo si e’ riaccesa con i rumors sul possibile ingresso di nuovi partner, russi o arabi, nel capitale del Milan. Il magnate russo Deripaska ha smentito la notizia.