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L’immane massa di liquidità immessa sui mercati dalle banche centrali statunitense e giapponese continua ad avere due effetti strettamente legati tra loro. Da una parte, la corsa degli indici azionari, con il Dow Jones che batte un record dopo l’altro, dall’altra la decorrelazione sempre più stridente tra l’andamento dei corsi azionari e i fondamentali della cosiddetta economia reale. Se gli USA sembrano ormai avviati sulla via della ripresa, nonostante i dati in chiaroscuro che continuano ad arrivare da oltreoceano, l’Europa arranca. E la cosiddetta locomotiva tedesca non sembra fare eccezione. I dati recenti sui prezzi nella zona euro e i numeri di ieri dalla Germania, che mostrano un’inflazione che su base annua è scesa in aprile ai minimi da oltre due anni, sono segnali chiari. E sono anche le ragioni principali per cui molti investitori scomettono su una riduzione dei tassi da parte della Bce nella seduta di giovedì 2 maggio. Resta il fatto che la massa di liquidità pompata dalle banche centrali nel sistema, lungi dal finire in credito alle imprese e alla famiglie, si trasforma in un acceleratore delle attività finanziarie, soprattutto nel mercato dei derivati. E la massa dei derivati in circolazione attualmente, a livello globale, è calcolata per un ammontare corrispondente a nove volte il Pil mondiale. Ricordiamo il monito di Warren Buffett: guai il giorno in cui un granellino di sabbia dovesse inceppare la macchina infernale dei derivati.

IL BTP
A casa nostra la stabilizzazione del quadro politico, dopo due mesi di incertezza post elettorale, ha dato gas al mercato obbligazionario. Sul primario il Tesoro ha collocato ieri in asta Btp a 5 e 10 anni per l’importo massimo previsto di 6 miliardi di euro, con rendimenti calati ai minimi da due anni e mezzo. Sul secondario i Btp hanno chiuso sui massimi la seduta di ieri, con lo spread su Bund a 272 punti base. Ora sono in molti a ritenere possibile – in assenza di nuovi e imprevisti shock – un’ulteriore discesa dello spread.

IL BUND
Poco variati stamani in apertura di seduta i futures Bund, con gli investitori che sembrano aspettare prima di prendere posizioni definite sul mercato obbligazionario, prossimi come siamo alla vigilia del meeting della Bce previsto per giovedì 2 maggio. Del resto il Bund in area 146 è un segnale di rischio da non sottovalutare, e sembra sufficiente la spiegazione di quelli che individuano la causa principale nell’attivismo della Banca centrale giapponese, protagonista di una mega immissione di liquidità da fare impallidire il “quantitative easing” della Federal Reserve.

Bund al rialzo

Pubblicato: febbraio 8, 2013 da TrandingTraderWarrior in PiazzaAffari
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Bund 2013-02-08 alle 08.35.10

LE CHIUSURE
Chiusura positiva per le Borse europee, che accelerano nel finale sulla scia della buona intonazione di Wall Street. L’indice paneuropeo Stoxx 600 sale dello 0,44%, è alla sua sesta seduta consecutiva, sul massimo dal maggio del 2011. Il rialzo è corale: a Milano l’indice Ftse Mib sale dell’1,51% a 15.585 punti. Londra frena e guadagna lo 0,06%, Parigi lo 0,94% e Francoforte lo 0,78%.
L’euro si rafforza sul dollaro a 1,30 da 1,294 di ieri sera. La valuta unica si apprezza anche sul franco svizzero a 1,212 a seguito della notizia che Ubs chiederà ai clienti di pagare per poter detenere depositi in valuta elvetica. Sul segmento obbligazionario, lo spread Bund/Btp si riduce a 345 punti base, in giornata è sceso fino a 339.
Sul versante delle commodities il petrolio wti resta poco sopra gli 85 dollari il barile e riduce gli incrementi odierni quando in Italia sono circa le 18.30, alla stessa ora l’oro si porta a 1.708 dollari l’oncia.

BENE L’ASTA SPAGNOLA E LO ZEW, SPIRAGLI SUL FISCAL CLIFF E ATTESA PER BERNANKE
Dopo un avvio prudente, l’azionariato europeo si è disteso a seguito del buon esito dell’asta dei titoli di Stato della Spagna e dell’inaspettato balzo dell’indice Zew che misura le aspettative degli investitori in Germania. Madrid ha collocato stamattina 2,39 miliardi di titoli a 12 mesi con un rendimento che scende al 2,566% dal 2,797% dell’asta precedente. Collocati anche 1,5 miliardi a 18 mesi con un rendimento del 2,778% dal 3,03% precedente. La domanda è stata rispettivamente di 2,5 e 2,7 volte l’offerta.
In Germania l’indice Zew ha fatto registrare un balzo inatteso in novembre a 6,9 da -15,7: gli economisti si aspettavano -11,5.
Inoltre il buy back della Grecia ha raggiunto quota 32 miliardi di euro, e consentirà al Paese di ridurre il rapporto debito Pil al 126,6% entro il 2020. Il prezzo medio pagato è di 33,5 centesimi. Nuovo forte calo dello spread Grecia Germania a 1.139 (-54 punti base).
Dagli USA il Dipartimento del Commercio ha comunicato che lo sbilancio commerciale, in ottobre, si è allargato a -42,7 miliardi di dollari da -40,3 miliardi di dollari di settembre. L’incremento è dovuto principalmente alla flessione delle esportazioni, in particolare verso l’Europa. Le scorte all’ingrosso sono salite in ottobre dello 0,6%, gli economisti si aspettavano un rialzo dello 0,4%, in settembre il rialzo era stato dell’1,1%. Buone notizie invece dal fronte del fiscal cliff, l’insieme di aumenti delle tasse e di riduzioni automatiche della spesa che rischiano di far cadere nuovamente in recessione gli USA. Secondo i commentatori siamo vicino ormai a un disgelo tra democratici e repubblicani per quanto concerne la politica di bilancio: nel suo intervento di ieri il presidente Barack Obama ha usato toni concilianti nei confronti del Partito Repubblicano affermando di essere pronto ad arrivare ad un accordo che soddisfi entrambe le parti.
Oggi è anche iniziata la riunione del Fomc, l’organismo della Banca centrale USA che decide in materia di politica monetaria. Gli esiti del meeting saranno diffusi domani alle 18.30, ma gli economisti si aspettano che la Fed intensifichi gli sforzi a sostegno dell’economia a stelle e strisce portando a 45 miliardi di dollari la cifra da destinare mensilmente al riacquisto di titoli di Stato.

I NUMERI DI PIAZZA AFFARI
Lottomatica si aggiudica la maglia rosa del Ftse Mib (+5,16%), grazie agli analisti di Credit Suisse che hanno alzato il rating sulle azioni da neutral ad outperform e il target price da 17,6 a 22 euro.Denaro anche su Autogrill con un progresso del 4,96%. La societa’ ha vinto tutte le concessioni per le attivita’ duty free e duty paid nei 26 aeroporti spagnoli oggetto della gara indetta da Aena Aeropuertos. Ora il focus sugli analisti sara’ sullo scorporo delle attivita’ Travel & Retail.
In gran spolvero il comparto bancario, dopo la debacle di ieri. In salita del 3,31% a 0,1996 euro MontePaschi, +1,76% a 0,3937 euro per Popolare di Milano, +1,48% a 1,234 euro Intesa. Bene anche Unicredit (+1,73% a 3,52 euro), nonostante Barclays abbia abbassato le stime sull’Eps del 18% nel 2013 e del 12% nel 2014. Confermato il giudizio equal weight e target price a 3,25 euro.
Bene pure A2A (+3,26), Saipem (+3,16), che sfrutta bene il supporto in area 29 recuperando dal calo degli ultimi giorni dovuto alle dimissioni dell’a.d. Franco Tali, per un indagine giudiziaria che vede la controllata del cane a sei zampe coinvolta in uno scandalo per presunte tangenti in Algeria. Ben comprata Terna (+2,74%), su cui gli analisti di Cheuvreux hanno alzato il rating sul titolo inserendolo nella sua Selected List (da outperform) e ha incrementato il target price a 3,4 euro per azione da 3,3 euro.
Bene anche Campari (+0,71% a 5,635 euro), dopo aver chiuso con successo l’Opa su tutte le azioni di Lascelles per circa 316 milioni di euro, e Finmeccanica (+0,95% a 4,042 euro).
Unipol affonda di quasi il 7%, in scia alle indiscrezioni stampa secondo cui la Consob si appresterebbe a contestare un errore di contabilizzazione sul bilancio 2011 a causa di rettifiche sul portafoglio titoli stutturati.

I future sui tre indici USA sono a zero, ormai traders e investitori sono già in vacanza: domani Wall Street resterà chiusa per la festa del Ringraziamento, mentre venerdì chiusura alle 19.00 ora italiana.
Attorno alle 14.00 ora italiana il dollaro staziona intorno a 1,28 contro euro, da 1,275 di stamattina, mentre il petrolio wti sale di quasi due punti percentuali a 87,8 dollari il barile in seguito al persistere delle tensioni in Medio Oriente. Oro pressoché invariato a 1.720 dollari l’oncia.

L’ALLARME DI BERNANKE E I DATI MACRO DAGLI USA
Ieri Ben Bernanke, nel suo intervento ad un convegno a New York City, ha richiamato con forza l’attenzione dei politici sulle possibili conseguenze negative in caso di mancato accordo sul cosiddetto “fiscal cliff”. Il Chairman ha precisato che l’elicottero della Federal Reserve non ha risorse illimitate per evitare una recessione.
Oggi in agenda ci sono molti dati macro: alle 14.30 le nuove richieste di sussidi di disoccupazione (attesa a 410.000 da 439.000), alle 15.55 l’indice sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan (attese a 84,5 da 84,9) e alle 16.00 gli indicatori anticipati, un indice elaborato dall’istituto di ricerca Conference Board (attese a 0,1% da +0,6%).

EFFETTO MERKEL
In mattinata la cancelliera Angela Merkel ha riferito al Parlamento che un taglio dei tassi di interesse e un aumento delle garanzie del fondo salva Stati potrebbero aiutare a colmare il buco della Grecia. Le dichiarazioni della Merkel hanno alimentato le speranze degli investitori in un accordo sugli aiuti ad Atene. Anche per la Borsa USA il tema del giorno rimane la Grecia, dopo che la riunione dell’Eurogruppo si è conclusa senza un accordo e con il rinvio a lunedì 26 novembre. Il Fmi ha riconosciuto che sono stati fatti diversi progressi, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Secondo alcune indiscrezioni i ministri non hanno trovato un accordo sul debito e quindi hanno preferito non dare il via libera neanche alla tranche di prestito. In discussione c’è la riduzione dei tassi e delle condizioni sui prestiti finora ottenuti, buy-back dei titoli greci, allungamento delle scadenze sui titoli obbligazionari.

LE BORSE EUROPEE
La borse europee chiudono in territorio positivo una seduta nervosa che ha visto repentini cambiamenti di fronte. A Londra il Ftse100 ha chiuso con un guadagno dello 0,35% a 5.888,48 punti, l’Ibex di Madrid sale dello 0,5% a 8.098,8, il Cac40 di Parigi mette a segno un incremento dello 0,54% a 3.531,82, il Dax di Francoforte si ferma a 7.390,76 (+0,59%). Chiusura piatta per Piazza Affari, con il Ftse Mib che sale dello 0,15% a 16.100,23 punti e il Ftse All-Share avanza dello 0,23% a 17.036,97 punti. Sul versante obbligazionario migliora il differenziale tra i Btp e i Bund, che si attesta a 330,39 punti base.

L’ASTA TEDESCA E I DATI MACRO DAGLI USA
Il rialzo fatto segnare in avvio di seduta era stato innescato dall’annuncio della BoJ che ha deciso di allargare il programma di acquisto di titoli di Stato da 70.000 a 80.000 mld yen. L’ottimismo non e’ durato a lungo e si sono riaccese le prese di profitto, soprattutto sui bancari. Soddisfacente l’esito dell’asta di titoli di Stato tedeschi in programma oggi: il Tesoro ha collocato 4,084 mld euro di Schatz a settembre 2014 allo 0,06%, a fronte di una richiesta per 8,446 mld euro, ma il dato non è servito a ridare slancio alle borse perché perfettamente in linea con le aspettative degli investitori. In assenza di notizie rilevanti, qualche spunto e’ stato fornito dal dato Usa sull’avvio di cantieri di nuove unita’ abitative ad agosto, risultato in crescita (+2,3% a 750.000 unita’) ma leggermente inferiore al consenso (765.000 unita’). Poco dopo la pubblicazione del dato gli acquisti sul Ftse Mib hanno registrato un lieve incremento.

I NUMERI DI PIAZZA AFFARI
A Milano soffre ancora il comparto bancario, nonostante lo spread tra Btp e Bund a 10 anni sia sceso fino a 330 punti base. Perdono Monte dei Paschi (-3,46% a 0,2482 euro), Banca Popolare Em.Romagna (-0,61% a 4,87 euro), Popolare di Milano (-1,88% a 0,4485 euro), Mediobanca (-2,22% a 4,226 euro), Ubi Banca (-2,24% a 3,136 euro) e Unicredit (-0,11% a 3,542 euro). Gli istituti di credito pagano ancora prese di beneficio dopo i rally delle scorse settimane. Nel comparto fa eccezione Intesa Sanpaolo (+0,24% a 1,268 euro).
Maglia rosa del listino oggi Luxottica (+2,65%) su cui gli analisti di Berenberg hanno avviato la copertura con rating buy. Nel comparto del petrolio denaro su Eni (+0,77%) in scia alla scoperta del giacimento di gas in Pakistan, mentre Saipem e Tenaris calano rispettivamente dell’1,5% e dello 0,45%. Bene tra gli industriali Fiat, che balza del 2,56% a 4,65 euro in attesa dell’incontro di sabato tra l’ad Sergio Marchionne, il premier Mario Monti e il ministro del lavoro Elsa Fornero. Ennesimo forte calo di Mediaset (-3,05%): secondo un trader intervistato oggi da Cnbc sul titolo pesano i fondamentali deboli, con i dati sulla raccolta pubblicitaria e sull’audience ad agosto inferiori alle previsioni. In calo anche Telecom Italia (-0,19%) e A2A (-1,96%). Prysmian -0,76%: la nuova commessa da 67 milioni di euro ottenuta da Teias è positiva per alcuni analisti sebbene di modesta entità. Fuori dal paniere principale brilla Rcs (+14,43% a 1,8 euro), mentre cade Ti Media (-10,8% a 0,2055 euro). Amplifon sale dell’1,79% in scia all’ingresso in Polonia attraverso la costituzione di Amplifon Poland, e Falck R avanza del 2,1% dopo che il Cda ha deciso di avviare un buyback sui titoli del gruppo fino al 2% del capitale sociale, scelta apprezzata dagli analisti.

COMMODITIES
In serata il prezzo del greggio wti è sceso sotto i 92 dollari il barile (vai agli aggiornamenti su marketwatch.com). Da notare che il wti è passato dai 99 dollari il barile di venerdì 14, in corrispondenza all’annuncio del QE3, ai 91,47 delle 21.00 ora italiana, con un calo di circa il 12% in quattro sedute. Il tonfo è dovuto all’inatteso incremento delle scorte USA confermato da un report dell’EIA diffuso oggi pomeriggio, ma sicuramente è anche un segnale inquietante di come le continue iniezioni di liquidità da parte delle Banche centrali stiano progressivamente perdendo efficacia. L’oro si assesta a 1.773 dollari l’oncia, in rialzo frazionale.

ULTIMO MINUTO
Alle 21.00 ora italiana i tre indici di Wall Street segnano un rialzo frazionale, con il Dow Jones che si porta a quota 13.600 punti e lo S&P a 1.464. General Mills guadagna il 2,2%. Il produttore di cereali ha generato lo scorso trimestre un utile di $0,66 per azione. Il consensus era di $0,62 per azione.

EFFETTO BAZOOKA SULLE BORSE EUROPEE.
Chiusura positiva per le Borse europee all’indomani del colpo di bazooka sparato da Supermario. A Londra l’indice Ftse 100 chiude con un +0,30% a 5.794 punti, seguito dal Cac40 di Parigi, in progresso dello 0,26% a 3.519 punti. Il Dax di Francoforte ha guadagnato lo 0,66% a 7.214 punti. Piazza Affari si conferma la migliore d’Europa e chiude con un robusto rialzo: l’indice Ftse Mib mette a segno un +2,09%, e si congeda a 16.110,27, con una performance mensile superiore al 12%. Si sono scambiati volumi per un controvalore di 2,7 miliardi di euro. Se Milano svetta tra i principali listini europei Madrid sconta l’incertezza del governo sulla possibile richiesta di adesione al programma di acquisto di bond messo in cantiere dalla Bce. L’indice Ibex ha recuperato sul finale archiviando la seduta con un +0,26% a 7.882 punti. Buone notizie sul fronte dello spread tra i Btp decennali e corrispettivi Bund tedeschi, il cui valore e’ sceso sotto i 356 punti base. A far sgonfiare temporaneamente gli entusiasmi sui listini del Vecchio continente sono stati i dati deludenti sul mercato del lavoro americano. La creazione di posti di lavoro negli Usa ad agosto è stata pari a 96.000 unita’, ben al di sotto del consenso a quota +120.000 unità. Ora l’attenzione degli investitori si sposta sui prossimi appuntamenti: la sentenza della Corte costituzionale tedesca sull’Esm e le elezioni in Olanda, entrambi in agenda il 12 settembre. Senza contare il Fomc, la riunione del comitato esecutivo della Federal Reserve, nel corso del quale il presidente Ben Bernanke potrebbe annunciare l’avvio di un terzo quantitative easing.

PROSSIMO APPUNTAMENTO IL 12 SETTEMBRE
Il decisionismo di Supermario ha scatenato l’entusiasmo delle borse europee. Stavolta la decisione dell’Eurotower è stata chiara e netta, con l’impegno ad acquistare debito sovrano senza tetti o limiti di sorta. L’unico prevedibile voto contrario è arrivato dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ormai privo del sostegno dei colleghi di Finlandia e Olanda. Tuttavia sono in molti a temere un colpo di coda dei falchi teutonici. Mercoledì 12 settembre è atteso il verdetto della corte costituzionale tedesca sulla conformità dell’Esm alla legge nazionale, e una eventuale bocciatura potrebbe scatenare una nuova tempesta sui mercati. Del resto il piano varato dalla Bce si fonda sulla richiesta formale di aiuti allo stesso Esm da parte dei paesi in difficoltà, secondo il cosiddetto principio della condizionalità. Le rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble potrebbero non essere sufficienti a scongiurare il peggio.

FOCUS SUI TITOLI DI PIAZZA AFFARI
Anche oggi hanno continuato a mettersi in luce i titoli del comparto bancario a partire da Montepaschi (+10,84%) la migliore del settore e dell’intero Ftse Mib. Gli analisti evidenziano come l’istituto di credito sia molto esposto ai titoli di Stato italiani; del resto, nei primi sei mesi dell’anno tutte le banche italiane hanno incrementato l’esposizione ai governativi. Seguono Ubi Banca (+4,5%), Unicredit (+4,39%), Intesa Sanpaolo (+1,5%), Banco Popolare (+1,34%), Banca Pop.Em.Romagna (+0,8%) e Mediobanca (+0,57%). Chiude in rosso, invece, Banca Pop. Milano (-1,87%). Denaro su Telecom I. (+6,65%): oggi il quotidiano “Il Sole 24 Ore” riporta che Al Jazeera avrebbe fatto un passo indietro nel presentare un’offerta per la controllata Telecom Italia Media. Segno più per Mediaset (+5,57%), Autogrill (+3,11%), Enel (+3,35%), Fiat Industrial (+3,14%), Finmeccanica (+1,65%) e Prysmian (+2,29%), il cui acquisto di Global Marine Systems Energy ha fatto scattare la raccomandazione overweight da parte di molti analisti. Bene anche Azimut (+2,21%), su cui gli esperti di Intermonte hanno alzato la raccomandazione a buy. Tra i titoli negativi Campari (-2,06%), Luxottica (-1,11%), Pirelli & C. (-1%) e Lottomatica (-0,36%). Petroliferi in ordine sparso: segno meno per Tenaris (-0,72%) e Saipem (-0,08) mentre Eni sale dell’1,70%. Fuori dal listino principale implode Rcs (-28,44% a 1,55 euro) dopo la corsa degli ultimi giorni. Tra le commodities il petrolio rimane stabile sopra i 96 dollari il barile, mentre l’oro mette a segno un incremento del 2% e si porta a 1.740 dollari l’oncia.

GLI APPUNTAMENTI MACRO DELLA PROSSIMA SETTIMANA
Sul fronte macroeconomico, la prossima settimana non si preannuncia particolarmente densa. Dopo un lunedì privo di appuntamenti, da segnalare per martedì negli USA il dato sul deficit commerciale di luglio, per mercoledì le richieste di mutui e per giovedì il rapporto del dipartimento del Lavoro sui prezzi alla produzione in agosto, oltre alle consuete richieste iniziali di sussidi di disoccupazione. Venerdi’ infine giornata clou con quattro importanti indicatori: si iniziera’ con le vendite al dettaglio di agosto e con le statistiche relative allo stesso mese sui prezzi al consumo, per proseguire poi con il rapporto della Federal Reserve sull’andamento della produzione industriale nello stesso mese. L’Universita’ del Michigan infine rendera’ nota la prima statistica provvisoria sull’andamento della fiducia dei consumatori in settembre.

FUTURE USA NEGATIVI
Investitori prudenti oggi in Europa, con gli indici che ballano intorno alla parità e frequenti affondi in territorio negativo. Poco dopo le 13.00 a Milano il FtseMib lima le perdite a uno 0,2% mantenendosi sopra quota 15.000 punti, con volumi attorno ai 600 milioni, ma ci sono cali diffusi fra tutte le 40 blue chip, la più pesante delle quali è di StM che scende del 4,3%, vittima del doppio downgrade di Ubs e Exane. In calo anche Finmeccanica che perde il 2,8% dopo le nuove indiscrezioni del Corriere della Sera su presunte irregolarità dell’amministratore delegato Giuseppe Orsi. La Borsa di Londra scende dello 0,5%, Parigi -0,6%, Francoforte -0,3%. I future sui tre indici USA segnalano un avvio in calo attorno allo 0,2%.

L’ASTA TEDESCA: UN FLOP
Stamani la Germania ha collocato 3,61 miliardi di euro nel nuovo Bund a settembre 2022, con un rendimento all’1,42% e un bid to cover all’1,1. Il Paese ha ricevuto domande per 3,93 miliardi di euro a fronte di un’offerta di 5 miliardi di euro e l’asta è andata tecnicamente scoperta. Il paradosso dei rendimenti negativi si sta dissolvendo, segno di una maggiore propensione al rischio da parte degli operatori o rotazione settoriale nell’ambito dell’obbligazionario mondiale?

GLOBAL SLOWDOWN
Pesa sui mercati il timore di un rallentamento dell’economia globale, dopo il dato negativo ieri negli USA con l’indice Ism manifatturiero di agosto che per il terzo mese consecutivo è rimasto in zona contrazione. Si tratta della sequenza più lunga dalla fine della recessione del 2009. I segnali di rallentamento hanno comportato una penalizzazione specie del comparto dei titoli collegati alle materie prime. Questa notte, dopo la chiusura di Wall Street, FedEx, il più grande spedizioniere mondiale via aerea, ha rivisto al ribasso il range atteso di utili per azione per il trimestre che si è concluso ad agosto, a causa del rallentamento dell’attività manifatturiera su scala globale. Il titolo nell’after hour ha perso circa il 3%.

MONETE E COMMODITIES
Il petrolio wti viene scambiato a 95,16 dollari il barile, in ribasso frazionale, l’oro a 1.694 dollari l’oncia, con il dollaro rimbalza sulla moneta unica a 1,25 da 1,26 di lunedì. Lo spread Btp/bund scende a 421 punti base. In Europa i titoli peggiori sono quelli legati alle materie prime (Stoxx del settore -0,6%) e all’automotive (-0,6%).

ASIA IN ROSSO
Mercati asiatici in territorio negativo stamani, con l’indice Nikkei di Tokio che registra un -1,09% a 8.679,82 punti mentre il Topix, l’indice più ampio, ha perso l’1,18% a 718.09. Ieri Wall Street ha chiuso in sordina, anche se in recupero di circa mezzo punto percentuale dai minimi intraday, dopo alcuni dati macro deludenti su produzione (Ism sotto la soglia dei 50 e dunque contrazione) e edilizia. Dow Jones -0,42%, S&P500 -0,12%, Nasdaq +0,20%. Tra le blue chip è stata una seduta pesante per gli industriali: Caterpillar -3,3%, Alcoa -1,6%. Male anche Intel -1,8% e nuovi minimi storici per Facebook -1,8%.
In netta controtendenza Morgan Stanley +3,4%, dopo la promozione a overweight di JP Morgan. Stamani Piazza Affari riparte da quota 15.223, dopo l’altalena di ieri che ha visto parecchio nervosismo e volumi inferiori ai due miliardi di controvalore.
Nel frattempo il dollaro prosegue nel recupero dai minimi della scorsa settimana e attorno alle 8.30 italiane passa di mano a 1,253 contro euro da 1,26 di lunedì. Il rilancio del biglietto verde frena la corsa delle materie prime: l’oro è stabile a 1.6905 dollari l’oncia, il petrolio Wti ha perso l’1,4% finendo a 95,2 dollari.

L’ASTA DEI BUND IN PROGRAMMA OGGI
In Europa aumenta l’attesa per l’esito del comitato direttivo della Banca centrale europea in programma per domani. A sostegno della linea di Mario Draghi si è aggiunta, a sorpresa, la dichiarazione del premier finlandese, Jyrki Katainen, uno dei falchi del rigore in Eurolandia, secondo cui sono da apprezzare le misure antideficit prese negli ultimi mesi da Spagna, Portogallo e Italia. Oggi è in agenda un’asta da 5 miliardi di Bund decennali tedeschi, domani tornerà in campo la Spagna. Per l’Italia bisogna aspettare fino a mercoledì 12 settembre. Ieri è proseguito il recupero degli spread sulla parte breve della curva dei rendimenti: il differenziale Italia/Germania a 2 anni è sceso a 235 punti base, sui minimii da metà marzo.

LE BORSE EUROPEE E LA DELUSIONE DELL’ISM
Le borse europee chiudono in calo una seduta volatile dai volumi ridotti, con gli investitori alla finestra in attesa del vertice dell’Eurotower previsto per giovedì 6 settembre. Il dato macro più atteso in giornata è arrivato dagli USA nel pomeriggio. Si tratta dell’indice Ism manifatturiero che ha deluso le attese degli analisti e ha peggiorato il mood del mercato. L’Ism è sceso in agosto a 49,6% in ribasso rispetto al 49,8% di luglio e alle attese degli analisti che lo davano sopra la soglia del 50% che segna lo spartiacque fra contrazione ed espansione dell’economia. Si tratta della peggiore lettura dal luglio del 2009. In un contesto dominato dal segno meno resiste in controtendenza l’Ibex di Madrid, che avanza dello 0,73% a 7.488,2 punti. Ha invece girato in negativo a fine sessione l’indice Ftse Mib di Piazza Affari, che termina la seduta in calo delo 0,29% a 15.222,63 punti, mentre l’Allshare cede lo 0,39%. Volumi per un controvalore di circa 1,3 miliardi di euro. Il Dax di Francoforte perde l’1,17% a 6.932,58 punti, l’Ftse 100 di Londra segna -1,5% a 5.672,01 punti, il Cac 40 di Parigi arretra dell’1,58% a 3.399,04 punti.

IL QUADRO GENERALE E’ CUPO
La Cina rallenta e il governo di Pechino fa sapere di non voler introdurre nuove misure di stimolo all’economia per evitare l’iperinflazione. Eurolandia è alla deriva, e non c’è bisogno dell’ennesimo declassamento di Moody’s o chi per lei per esserne certi. La ripresa USA arranca come dimostra l’ISM e in molti temono che la creazione dal nulla di nuova cartamoneta da parte della Federal Reserve non riuscirà a sortire effetti positivi nel lungo periodo. Lo stesso Bernaneke del resto durante il meeting a Jackson Hole è stato molto cauto nel valutare gli effetti dei primi due round di quantitative easing.

I TITOLI DI PIAZZA AFFARI
Bancari molto contrastati oggi nonostante il rientro del differenziale Btp-Bund (sceso a 427 punti base) favorisca il trend positivo dei nomi più esposti ai titoli di Stato come Mediolanum maglia rosa del listino principale in rialzo del 6,69%, Mediobanca che balza del 4,3% rompendo l’area dei 3,80, e Unicredit (+1,13%) che oggi ha lanciato un bond da un miliardo con un rendimento inferiore rispetto all’indicazione iniziale. Negative le popolari, con l’eccezione di Banca Popolare Emilia Romagna (+0,45%). Torna in rosso Montepaschi (-1,37%).
Tra gli industriali lettera su Fiat (-1,49%) e Fiat Industrial (-2,34%), influenzate dai dati negativi sul comparto. I titoli ampliano le perdite dopo le dichiarazioni dell’Ad Sergio Marchionne di un outlook pessimista sul mercato europeo nel 2012-2013. Giornata di acquisti invece per Finmeccanica (+4,65%) sostenuta dalla possibilità di nuovi ordini in arrivo dalla Polonia, dove si tiene in questi giorni il Salone dell’industria della difesa. Secondo i quotidiani polacchi il budget del governo di Varsavia è di circa 1,5 miliardi.
Tra le utilities A2a recupera il calo di ieri posizionandosi bene sul listino milanese a +3,6%. Uno spunto per gli acquisti è arrivato oggi dalle dichiarazioni dell’AD della Cdp Giovanni Gorno Tempini, che ha aperto all’investimento del Fondo Strategico Italiano (controllata di Cdp) in altre multiutilities dopo quello in Hera
Tra i difensivi, in luce Diasorin su cui si scambiano “volumi mostruosi” nota oggi un trader intervistato da Cnbc, che aggiunge: “dietro gli acquisti su Diasorin potrebbe esserci qualche mano pesante”. Il titolo chiude a 2,3% con scambi otto volte superiori alla media. Passa di mano il 3,2% del capitale.
Veniamo ai petroliferi. Su Eni, che cede l’1,48% e si porta poco sopra quota 17,2 euro, individuata da molti traders come area di acquisto, continua a pesare la prospettiva del collocamento del 3,4% in capo alla Cassa depositi e prestiti nel quadro del riassetto di Snam. Ribassi superiori ai due punti percentuali anche per la controllata Saipem e Tenaris.
Inverte il trend, dopo i recenti guadagni, Camfin, che chiude a -14,47% con scambi 14 volte superiori alla media giornaliera. Gli investitori sono in attesa di sviluppi sulla vicenda Malacalza-Pirelli. Dopo il crollo della mattinata RCS riprende a correre e chiude in rialzo del 17% in una seduta che ha visto il titolo oscillare fra un minimo di 1,40 e il record di 2 euro, con volumi decisamente corposi e il 2,2% del capitale scambiato. Nel secondo dei cinque giorni di asta sull’inoptato, Unipol e Fonsai girano in negativo chiudendo rispettivamente a -3,19% e -2,24%, allineandosi ai prezzi d’esercizio dell’aumento. Si muove in controtendenza Milano assicurazioni che guadagna +1,13% dopo una giornata caratterizzata da volumi consistenti.

Nella giornata in cui il Fondo Monetario Internazionale torna ad ammonire l’Eurozona sull’intreccio pericoloso tra crisi bancarie e crisi del debito sovrano, le borse europee chiudono in rialzo grazie al carburante fornito da Wall Street, trainata dalle buone trimestrali di Intel e Honeywell. Il Dax di Francoforte sale dell’1,62% a 6.684,42 punti, l’Ftse 100 di Londra cresce dell’1,01% a 5.685,77 punti, il Cac 40 di Parigi +1,84% a 3.235,40 punti. Guadagni ridotti per via delle vendite sul comparto del credito, per Milano, con il Ftse Mib che si issa dello 0,43% a 13.594,39 punti prendendo slancio attorno alle 15.00, quando l’indice era sceso al minimo intraday di 13.405. Il Ftse All-Share che mostra invece un calo dello 0,17% a 14.651,47 punti. Bene anche Madrid, dove l’Ibex registra un progresso dello 0,5% a 6.951,2 punti. Da segnalare il balzo del 15,88% di Bankia, che ieri era sprofondata per le incertezze sui piani di ristrutturazione del settore bancario spagnolo .
Oggi il Fondo monetario internazionale ha ribadito che nell’attuale situazione di interdipendenza tra banche e debiti sovrani rimangono seri dubbi sulla sostenibilità della moneta unica. Secondo il Fmi i leader europei devono agire subito per completare il processo di integrazione fiscale e bancaria. Nel rapporto sull’Eurozona l’Fmi ha mantenuto l’indicazione secondo cui la Bce ha spazio “per ridurre i tassi di interesse”: il rapporto e’ del 3 luglio e la Bce ha portato il tasso di riferimento allo 0,75% due giorni dopo. Il Fmi ritiene addirittura che la Bce è in grado di fornire ulteriori difese contro l’escalation della crisi a cominciare da un programma di ‘quantitative easing’ comprensivo di forti acquisti di debito sovrano. Peccato che per statuto la Banca centrale europea non possa procedere a stampare moneta, senza contare gli incontri di wrestling che Mario Draghi è costretto a ingaggiare per liberarsi dalla presa di Jens Weidmann e dei falchi della Bundesbank. Nel frattempo la Germania è tornata a registrare un tasso negativo (-0,06%) in un’asta di titoli a 2 anni, mentre le sofferenze delle banche spagnole hanno raggiunto i massimi dal 1994. Ecco perchè la corte costituzionale tedesca se la prende comoda rinviando al 12 settembre il verdetto sul fondo salva-stati.
A Milano il comparto bancario naviga nel marasma. Perdono MontePaschi (-2,78% a 0,1712 euro), Popolare EmRomagna (-1,29% a 3,51 euro), Popolare di Milano (-0,33% a 0,9035 euro) e Unicredit (-0,93% a 2,558 euro). Salgono invece Intesa Sanpaolo (+2% a 0,9965 euro), e Mediobanca (+0,71% a 2,842 euro). Maglia nera del paniere principale oggi è Snam, che perde il 4,76% a 3,358 euro dopo che Eni (+2% a 16,82 euro) ha deciso di finalizzare la cessione di un ulteriore 5% della società un prezzo finale di assegnazione pari a 3,43 euro per azione. Riflettori anche su Fiat, che cede lo 0,87% a 4,08 euro. Il Lingotto ha comunicato che dopo la chiusura estiva lo stabilimento di Pomigliano d’Arco si fermerà per due settimane, dal 20 al 31 agosto, per la situazione del mercato auto che sarebbe tornato ai livelli del 1979.
Tra gli altri titoli, ribassi per Impregilo (-1,74%), A2A (-1,78%), Enel (-1,27%) e Generali (-0,55%), mentre salgono Exor (+2,38%), Finmeccanica (+1,66%) e il comparto del lusso, con Luxottica (+2,19%), Ferragamo (+0,9%) e Tod’s (+0,91%). Spicca il volo Stm (+6,53% a 4,046 euro) sulla scia delle rassicurazioni sul secondo semestre date dai dirigenti di ST-Ericsson, la joint venture che ha con Ericsson, all’indomani di risultati migliori delle attese. Il titolo ha trovato inoltre sostegno nei risultati migliori del previsto presentati dall’olandese ASML. In forte rialzo l’intero settore a livello europeo. Nel terzo giorno di aumento, tonfo per Fonsai (-43,96% a 2,746 euro), dopo i guadagni dei giorni scorsi. Giù anche Premafin (-3,95% a 0,1921 euro) e la Milano (-2,96% a 0,2784 euro). In rosso Unipol (-3,23% a 3 euro). Fra i minori svetta Olidata (+2,34%) dopo che ieri il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva per l’aggiudicazione di una gara Consip dal valore di 31,3 milioni.
Alle 21.30 ora italiana, dopo la diffusione dei dati del Beige Book, il petroli wti sale a 89,76 dollari il barile, l’oro staziona a 1.575 dollari l’oncia, l’euro passa di mano a 1,23 sul dollaro e i tre indici di Wall Street viaggiano in territorio positivo.
“At this point we don’t see a double-dip recession — we see continued moderate growth” ha ribadito oggi Bernanke nella seconda giornata di audizione presso il Congresso USA: nessuna recessione in vista e nessuna double dip, soltanto crescita moderata. Qualcuno a Wall Street continua a sentire profumo di QE III.
(per ulteriori approfondimenti leggi l’articolo “Pessimistic Bernanke doesn’t commit to action” su marketwatch.com)