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E’ uno schema di gioco interessante, può servire da modulo per una forma di trading news-sensitive, se così si può dire. Niente medie mobili, niente oscillatori, niente grafici. Il mercato si ferma in attesa del discorso di Draghi, dopo un rialzo che segnala l’aspettativa di un taglio dei tassi da parte della Bce. Magari una sforbiciata classica dello 0,25%, che non è poco di questi tempi in Eurolandia. Come ampiamente previsto il taglio non arriva. Ci sono timori di spinte inflazionistiche, si vocifera, e come nel caso dei ventriloqui non si capisce chi stia parlando. Draghi o Angela Merkel che da anni è in campagna elettorale con le elezioni che arriveranno il prossimo settembre? Il tutto, magari, bypassato dall’umbratile Jens Weidmann, il principale azionista della Bce, pardon: il presidente della Banca centrale tedesca. Draghi sistema il microfono, si siede e inizia a parlare. Dopo qualche minuto arrivano i primi scricchiolii, pare che la parola “inflazione” faccia scattare automaticamente le prime prese di beneficio. Sono le 14.35. Poi iniziano le previsioni cupe sul Pil di Eurolandia, che a rigore, ammesso che il principio di non contraddizione abbia ancora un qualche valore, è in flagrante contrasto con i timori di nuove spinte inflazionistiche. Poi, ancora , il pezzo da novanta: la Banca centrale europea continuerà ad avere una politica “accomodante”, eufemismo che alla Federal Reserve significa l’intenzione di tenere ancora sciolti i cordoni della borsa con politiche di allentamento quantitativo o con tassi prossimi allo zero. Evidentemente Mario Draghi ha cambiato il vocabolario dei banchieri centrali: quando parla di politica monetaria “accomodante” si riferisce ai comodi di Merkel e Weidmann.

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Nemmeno l’oro fisico ci salverà dall’immane disastro che incombe sull’economia planetaria. Così parlò Marc Faber, il guru della finanza mondiale noto come il “Dottor Destino”. Si tratta di una radicale inversione di rotta per un investitore di lungo corso la cui strategia è stata long sul mercato azionario a partire dal 2009. In un’intervista rilasciata giorni fa a Bloomberg Marc Faber ha argomentato la propria tesi affermando in sostanza che l’enorme massa di liquidità che le banche centrali di tutto il mondo, a partire dalla Federal Reserve americana, hanno iniettato nel sistema finanziario allo scopo di sostenere l’economia reale sta creando una bolla dietro l’altra. Quella che sta imperversando nell’economia mondiale, a circa sei mesi dal varo del terzo round di quantitative easing (QE3) da parte della Fed, provocherà un’esplosione dalla quale nemmeno l’oro fisico ci potrà salvare. Il testo integrale dell’intervista a Marc Faber è pubblicato in questa pagina del sito businessinsider.com L’intervista su Bloomberg è a questa pagina.

Marc Faber, publisher of the Gloom, Boom & Doom report, discusses U.S. markets, Europe’s financial woes and investment strategy. He talks with Tom Keene and Alix Steel on Bloomberg Television’s “Surveillance.”
Marc Faber
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L’oro torna ad avere l’appeal di porto sicuro o “safe haven”, dopo le tensioni legate alla vicenda Cipro e in seguito alle attese degli investitori circa le prossime mosse della Federal Reserve. La maggior parte degli analisti ritiene che la banca centrale statunitense continuerà a praticare la consueta politica di allentamento tanto cara agli operatori di Wall Street, e non solo.
Oggi si concluderà la riunione del comitato di politica monetaria della Fed (Fomc). Scontata la conferma del costo del denaro allo 0-0,25%, l’appuntamento verte attorno agli eventuali aggiornamenti sull’attuale linea ultra espansiva fatta di tassi ai minimi storici e di un programma ‘aperto’ di acquisto di asset sul mercato. Dall’ultimo sondaggio Reuters emerge la convinzione che la Fed continuerà ad acquistare bond almeno fino alla parte finale del 2013, ma secondo la maggioranza degli operatori intervistati, gli acquisti proseguiranno anche nel 2014, per un totale di 1.000 miliardi nell’ambito dell’ultimo programma di quantitative easing annunciato. Attualmente la Fed acquista circa 85 miliardi di dollari di cartolarizzazioni immobiliari e titoli di Stato ogni mese.

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Il comitato di politica monetaria della Federal Reserve tornerà a riunirsi tra oggi e domani 20 marzo. Cresce l’attesa tra gli investitori dopo che nel corso dell’ultima seduta di gennaio alcuni membri del board hanno espresso forti perplessità in merito alla prosecuzione della politica ultraespansiva promossa dal numero uno della banca centrale statunitense, Ben Bernanke. Dalla pubblicazione delle minute relative a tale seduta è emerso infatti che gli oppositori di Bernanke temono che il terzo round di quantitative easing possa aprire pericolosi focolai di inflazione mettendo a repentaglio la ripresa in atto oltreoceano. Cresce anche il dibattito sul rincaro delle commodities provocato dalla stampante dello zio Ben.
Per un approfondimento su questi argomenti segnaliamo questi articoli apparsi, rispettivamente, su marketwatch.com e su businessinsider.com

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E’ una fase di incertezza quella che stanno vivendo gli investitori, ora che il Dow Jones ha raggiunto il massimo storico di 14.329 punti. Stiamo attraversando una fase epocale. Analisti e investitori sono divisi in due fronti nettamente distinti, senza zone grigie o vie di mezzo. All’entusiasmo di coloro che vedono il Dow Jones proiettato verso quota 15.000 fa da contrappeso l’ansia di coloro che temono gli effetti distorsivi di un mercato che si nutre quasi esclusivamente della liquidità immessa negli ultimi anni dalle banche centrali di tutto il mondo con misure “straordinarie” che hanno finito per diventare ordinaria amministrazione. A partire dal primo “quantitative easing” attuato dalla Federal Reserve nel 2009 sotto la regia di Ben Bernanke. Su questo fronte Peter Schiff, presidente di Euro Pacific Capital, è stato lapidario: il rischio che incombe sui mercati è quello di una crisi valutaria senza precedenti, una crisi al cui confronto la turbolenza del 2008 sembrerà una passeggiata.

The U.S. is now committing itself to a strategy with no easy off-ramp. This can only end in a debt or currency crisis that makes the 2008 crash look like a walk in the park.

Il campo di battaglia fra il toro e l’orso è delimitato da una serie di 12 grafici pubblicati online in questo articolo apparso su marketwatch.com

Quando finirà l’orgia della liquidità e il rally dei mercati finanziari comincerà ad avere il fiato corto sarà l’inferno, sentenzia il leggendario gestore di fondi Stan Druckenmiller. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è Warren Buffett, il quale ritiene che molti gestori venderanno le proprie partecipazioni nel momento in cui si fermerà il pompaggio di moneta nell’economia da parte della Federal Reserve. “Sarà un giorno molto interessante” quando questo accadrà, ha aggiunto.
I dettagli su marketwatch.com e su yahoo finanza.

Nel frattempo il grafico mostra che finora il perdente è il safe haven per eccellenza: l’oro
(per i dettagli vai su businessinsider.com)

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Ben Bernanke

“Federal Reserve Chairman Ben S. Bernanke minimized concerns that the central bank’s easy monetary policy has spawned economically-risky asset bubbles in comments at a meeting with dealers and investors this month, according to three people with knowledge of the discussions”.

(read more on businessweek.com, zerohedge.com, marketwatch.com)

FTSE MIB & FED: è tutto finito. Per sempre.

Pubblicato: febbraio 21, 2013 da TrandingTraderWarrior in PiazzaAffari
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La FED sta per chiudere i rubinetti. L’oro crolla. La guerra delle valute deflagra su scala mondiale.
È la fine mondo, signore e signori.
L’unica salvezza è il tasto SELL.

 

Ftse Mib 2013-02-21 alle 12.08.43

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Un lettore di PeakProsperity.com invia una lettera alla redazione lamentando quanto segue:

Ho cercato di capire come funzioni esattamente il meccanismo dell’allentamento quantitativo (quantitative easing) ma non sono ancora riuscito a intendere come sia possibile che la moneta venga iniettata nel sistema economico-finanziario sotto forma di liquidità producendo degli effetti reali nell’economia nonostante sia stata creata dal nulla: “My difficulty is in understanding how thin air money gets into circulation”. E’ come se l’ologramma di un pugile virtuale riuscisse a suonarle di santa ragione a un pugile in carne ed ossa.

Una bella domanda che mette in questione un problema ontologico, la magia della stampante di Ben Bernanke in grado di creare denaro con pochi clic sulla tastiera di un computer per acquistare obbligazioni societarie, titoli di stato a breve o lungo termine, o altri assets finanziari in possesso di banche commerciali che in cambio ottengono denaro liquido da utilizzare, almeno in teoria, per aprire i rubinetti del credito e incrementare consumi e investimenti. Almeno in teoria, appunto. E se questo passaggio “sperato” non si verifica quali possono essere le conseguenze? Per quanto riguarda gli USA l’eutanasia del dollaro. E’ quanto sostiene Chris Martenson in questo intervento apparso online sulle pagine di peakprosperity.com.
La risposta di Chris Martenson alla domanda del lettore non aggiunge nulla di nuovo: creare denaro virtuale è come gonfiare una bolla d’aria sperando che non esploda. Non è una gran risposta, anche perché elude il problema del potere e della sovranità monetaria. Il sovrano è colui che decide lo stato di eccezione, sosteneva Karl Schmitt, e in questo caso il sovrano è la Federal Reserve che a fronte di una situazione di emergenza esplosa nella crisi del 2008 corre ai ripari con interventi eufemisticamente definiti “non convenzionali”. Considerato il ruolo del dollaro a livello internazionale il resto del mondo o si allinea o imita la politica della Fed, come hanno fatto le banche centrali di Inghilterra e Giappone, e come in parte ha fatto la stessa Bce sotto Mario Draghi.
Come proteggersi dagli effetti devastanti di una politica del genere? La risposta di Martenson è ancora una volta la stessa di sempre: comprate oro, l’oro non può essere creato dal nulla.

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Stampare cartamoneta senza limiti, come stanno facendo le banche centrali degli USA e del Giappone, significa ignorare quello che sta succedendo nel mondo. Jim Rogers, investitore internazionale e chairman of Rogers Holdings, definisce “scandaloso” il creazionismo della Federal Reserve. Il suo intervento è riportato in questo articolo apparso su moneynews.com e pone un triplice ordine di problemi. Fisiologico: quanta immissione di liquidità può tollerare il sistema finanziario prima di iniziare a collassare? Epistemologico: è vero valore quello che nasce da un flusso di liquidità allo stato puro anziché dalla produzione di beni attraverso il lavoro vivo? Se lo chiedeva anche Gordon Gekko nella celebre lezione di Wall Street 2. Il terzo livello del problema è etico-politico: è ovvio che senza la rendita di posizione che fa del dollaro la valuta di riferimento internazionale gli USA non potrebbero sopravvivere col livello di debito interno e internazionale che continua a distinguerli, nonostante si dica che è iniziata l’era del deleverage. La stampante marcia, Wall Street esulta, e il resto del mondo subisce.